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Cascina “Tri Coo D’Ai”

Cascina “Tri Coo D’Ai”
Ubicazione : Via Bovisasca 201, 203, 205
Costruzione: inizi ‘900

 

Il Tri Coo D’Ai – dal dialetto meneghino “Tre Teste d’Aglio” – è costituito da tre case situate in Via Bovisasca rispettivamente ai civici 201, 203 e 205. La precisa locazione è importante per comprendere l’identità delle case probabilmente costruite agli inizi del 1900. Sulla genesi del nome vi sono due versioni. La prima riguarda l’ubicazione degli edifici che all’inizio del secolo scorso appartenevano a tre giurisdizioni diverse: il 201 era sotto l’amministrazione di Quarto, che in seguito prenderà il nome di  Quarto Oggiaro, il 203 ad Affori e il 205 a Novate Milanese
La seconda versione riguarda invece il panorama che agli inizi del ‘900 appariva ai visitatori dell’epoca.

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Essendo tutto il territorio limitrofo destinato all’agricoltura , principalmente granturco, gli unici edifici che si stagliavano nella pianura erano queste tre case che come teste d’aglio si innalzavano all’orizzonte.


Il granturco coltivato nei pressi del Tri Coo D’Ai e il grano tenero  coltivato vicino all’Ospedale Psichiatrico Paolo Pini (inaugurato nel 1924 con il nome di Villa Fiorita) veniva poi portato al mulino situato dove ora vi è il supermercato LIDL.


L’edificio situato al n.201 era una tipica casa di ringhiera e se al primo piano abitavano gli inquilini, il piano terra era destinato a ospitare gli animali, solitamente mucche.


Agli inizi del secolo abitavano al Tri Coo D’Ai 50 famiglie, circa 180 persone.
Tutti i campi circostanti agli edifici appartenevano alla famiglia Brambilla che li vendette in seguito, agli inizi degli anni Cinquanta, al gruppo Montecatini.

 

Posteria Bovisasca Tri Coo d Ai.jpg

Gli abitanti del Tri Coo d’Ai lavoravano nei campi come contadini oppure erano operai che raggiungevano ogni giorno le fabbriche della Bovisa.
Non vi erano mezzi di trasporto e le persone si muovevano a piedi o in bicicletta.


In via Bovisasca, di fronte alle tre case, scorreva il torrente Garbogera, che nei tardi anni Sessanta verrà poi interrato.
La Garbogera (Garboeugia o Garboeugiola in lingua lombarda) è un torrente che attraversa la provincia di Monza e della Brianza, la provincia di Milano e il Parco delle Groane sfociando a Novate Milanese (visibile oggi vicino al nuovo cimitero di Novate)  nella fognatura di via Bovisasca.


Nella Garbogera confluivano dei canali che ricevevano l’acqua dal Villoresi e servivano per irrigare i campi in Bovisasca. Un tempo questo torrente era popolato da una vasta fauna acquatica, pesci, gamberi di fiume, rane e tritoni. Infatti il torrente era alimentato dai numerosi fontanili che incontrava lungo il suo percorso.

 

Le acque del torrente Garbogera venivano principalmente usate per irrigare i campi e come forza motrice per muovere alcuni mulini – oggi non più presenti - nel territorio di Novate Milanese.

 

A fine 1800, con l'avvento dell'industrializzazione nei territori a nord di Milano, la qualità delle acque è peggiorata notevolmente fino a renderlo un torrente praticamente sterile. Oggi rimane per la maggior parte del tempo in regime di secca, riempiendosi di acqua derivante da sfioratori fognari solo durante forti acquazzoni.
Nella Garbogera e in questi canali (fontanili) tra i campi - dove oggi si trovano i palazzi di Via Litta Modigliani - i ragazzi, nei mesi estivi, facevano il bagno e a detta di tutte le persone che ancora si ricordano quei giorni, l’acqua era limpida e cristallina.


Non essendoci piscine nella zona, i ragazzi oltre ai canali, potevano fare il bagno nelle cave situate al di là della ferrovia Nord a Quarto Oggiaro oppure in un’altra cava dove ora vi è ora l’ipermercato Metropoli.

Il bagno nelle cave era molto pericoloso perché erano frequenti vortici e mulinelli e numerose persone vi hanno purtroppo perso la vita.


Il Tri Coo d’Ai, nel panorama desertico dei primi del ‘900, poteva però vantare alcuni storici negozi.

Prima di tutto la Posteria della Natalina che vendeva di tutto dall’ago al transatlantico . (Posteria, lo scriviamo per  più giovani, era un piccolo negozio molto particolare perché vendeva tutto, un minimarket per intenderci). Vi era poi una latteria gestita dalla famiglia Galelli e infine il bar della signora Carmela, dal 1945 al 1950, sostituita poi nella gestione dalla signora Adele che oltre al bar e ai tabacchi inserì nel locale il gioco del biliardo.

Il Bar dell’Adele per molti non più giovani della zona , era il  punto di ritrovo del quartiere.
L’Adele però non faceva da mangiare, se avevi bisogno di una trattoria in quartiere potevi recarti dalla Franca (Via Maffi n. 35) che oltre al bar preparava ogni giorno i piatti per gli operai della zona.


Al 205 abitava poi il Signor Galelli che oltre a riparare biciclette era anche gasista e quando nelle case le bombole del gas finivano, solitamente alla domenica, si andava dal Signor Galelli che prontamente con il suo Ape portava la bombola da sostituire.


Agli inizi degli Anni Sessanta, sulla Via Bovisasca, nel crocevia tra le vie Amoretti e Litta Modignani, nel territorio di Novate Milanese, vi era il Dazio in cui, in una guardiola posizionata sul marciapiede, due o tre addetti controllavano giornalmente il traffico di merci tra Milano e Novate.


Se acquistavi qualcosa a Novate – molti abitanti della Bovisasca andavano lì perchè vi erano delle macellerie eccellenti con prezzi convenienti – ritornando a Milano dovevi pagare il dazio, ovvero una tassa di importazione.  Molti allora preferivano scegliere la via dei campi per non passare davanti agli addetti e quindi, come si dice ancor oggi, “per non pagare il dazio”.


Ancora due annotazioni architettoniche. La prima riguarda i muri delle case di Via Bovisasca al 203 erano costituite da pareti incannucciate. L’impasto a cannucce erano delle pareti preparate con calce e canne vegetali, intrecciate e intonacate in modo da ottenere una superfice resistente.

Era utilizzata per i controsoffitti e per le pareti divisorie interne.

Oggi per questi scopi si utilizza il Cartongesso o in maniera più virtuosa e green, la odierna CalceCanapa®, pannelli isolanti in fibra di canapa morbidi e flessibili.

Le pareti incannucciate avevano il vantaggio di mantenere un alto isolamento termico e per le freddi giornate dell’inverno milanese erano un’ottima soluzione. Inoltre erano traspirabili e resistenti alle muffe e ai parassiti.
La seconda curiosità architettonica riguarda sempre la casa al numero 203: se la osservate mettendovi, in Via Bovisasca, di fronte sul marciapiede opposto alla casa, con alle spalle quindi, gli alberi del parchetto, noterete un particolare effetto ottico, certamente voluto dal costruttore, giocato tra il tetto della prima casa e il tetto dell’edificio posto alle sue spalle , un effetto illusorio che denota sagacia costruttiva.


 

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